La silenziosa postura che accompagna l’opera di Ugo Dessy, l’umanesimo sociale delle sue storie, la scrittura sempre con-temporanea e trascinante, sono stati, sia in vita che dopo la sua morte, oggetto di un’attenzione discussa, non sempre partecipata: uno sguardo che normalmente viene destinato a chi, come è stato Dessy, sceglie un percorso di introversa avversione per tutte le istanze della conformità politica e culturale. Per molti aspetti, l’autore nato a Terralba (provincia di Oristano) il 16 gennaio del 1926, è stato un intellettuale disallineato, un anticonformista guidato da una profonda rettitudine morale e da un’etica capace di distinguerlo dentro lo stesso alveo sardista come voce libera, senza impronte ricalcate.
È perciò riduttivo parlare di lui solo come un saggista, un narratore, un giornalista. Oltre a tutto questo, Ugo Dessy, rappresenta infatti un classico della letteratura sarda, un nome da affiancare ai più citati Salvatore Cambosu, Giuseppe Fiori, Francesco Masala, Sergio Atzeni. La sua prosa è un archetipo, sempre attuale, che rientra nel filone universale delle storie di vinti: un filone costellato di identità smarrite, eppure sempre in evoluzione. Nell’opera di Dessy vive il sentimento di un’umanità che resiste, che rifiuta, che non disgrega la sua vocazione morale in nome del progresso, un’umanità che rivendica una rigenerazione umana dell’esistenza.
Del resto, di questo medesimo carattere è marcato anche l’esordio editoriale dello scrittore terralbese, quando, nel 1966, propose alla casa editrice Vallecchi di Firenze una sua opera narrativa, ricevendo in cambio un garbato rifiuto, perché – così scriveva l’editore Geno Pampaloni – “uno scritto poco narrativo e non adatto ai lettori”. Solo pochi anni dopo, però, nel 1970, Gian Giacomo Feltrinelli legge e pubblica lo stesso libro, inserendolo nella prestigiosa collana I Narratori col titolo “L’Invasione della Sardegna”, accanto ad autori di respiro mondiale come Henry Miller, Saul Bellow, Marguerite Yourcenar. Un riscatto, insomma, che spiegherà le ali di una lunga e densa produzione letteraria.
Terzo di cinque figli, Ugo Dessy ha vissuto e studiato a Terralba, durante la prima infanzia, e poi a Cagliari dove la famiglia si era spostata per ragioni di lavoro (padre terralbese, geometra presso la Società Bonifiche Sarde durante la realizzazione dell’attuale Arborea, e madre originaria di Dorgali, poi trapiantata a Santa Giusta). Durante la guerra, a causa dei bombardamenti, la famiglia si stabilisce nuovamente nel paese d’origine, e il giovanissimo Dessy per frequentare le scuole, assieme ai fratelli, in alcuni periodi farà la spola tra il sud dell’Isola e l’oristanese viaggiando in treno, o talvolta stando a Cagliari in pensione o ospite presso parenti. Nel 1948 inizia la sua attività di insegnante, nella Marmilla, e in seguito nell’oristanese dove insegnerà fino al 1967. Lo stesso anno poi si trasferisce definitivamente a Cagliari.
In questo arco temporale, parallela alla sua attività di insegnante c’è anche quella di giornalista pubblicista, due vocazioni, queste, vissute con coerenza e impegno ideologico, che vedono Ugo Dessy partecipe di numerose battaglie civili, operando sempre in prima linea per una rinascita della Sardegna. Sono variegate le pagine della sua militanza: nell’Iglesiente, con i minatori, per il Fronte Popolare; in Marmilla, con i contadini, per l’occupazione delle terre incolte; nell’Oristanese, con i pescatori, per la liberalizzazione degli stagni. Ma anche in Barbagia, con i pastori, contro l’occupazione militare, o con i giovani, per una crescita sociale e politica, nei Centri di Cultura AILC e MCC. E pure con i gruppi extraparlamentari e libertari del ’68. Una vita fitta di esperienze, che per alcuni anni lo vedrà vivere anche in Germania e Ungheria, annotando le sue impressioni di viaggio in varie corrispondenze apparse su “Tempo Presente” e su “Sardegna Oggi”.
Sul piano letterario va sottolineato come la ricca produzione narrativa di Ugo Dessy sia stata alimentata e affiancata da molteplici interessi di studio e di ricerca, muovendosi abilmente nei paesaggi saggistici della sociologia, dell’etnologia, della pedagogia e della metodologia didattica. Diverse, al riguardo, le collaborazioni con riviste e quotidiani, sia in ambito regionale che in ambito nazionale. È stato redattore nella sede di Oristano del quotidiano di Sassari “La Nuova Sardegna”, ma anche di altre note testate: “Il Giornale”, “Il Punto della settimana”, “Nord e Sud”, “L’Astrolabio”, “Sassari Sera”, “ABC”, “Mondo Giovane”, “A-Rivista Anarchica”, “Aut”, “Herodot”, “Umanità Nova”, “L’Internazionale”, “Sa Republica Sarda”.
In questo lungo sentiero editoriale restano lumeggianti i segni più alti di un grande lavoro narrativo. Fra questi, non si può certamente fare a meno del racconto “I quattro viandanti”, un’opera immersa in un’atmosfera quasi brechtiana, che narra il viaggio – reale e metaforico – di un contadino, un minatore, un pastore e un pescatore, ognuno portatore di una storia personale legata ai grandi temi della Sardegna del dopoguerra: le ristrettezze economiche, la povertà, l’emigrazione, l’incertezza del futuro, le istituzioni assenti, il malessere sociale, il ripiego nelle attività illecite. Un racconto denso, a tratti di sottesa denuncia, ma sempre attraversato da un tono delicato e, soprattutto, da un linguaggio ricco di richiami all’oralità popolare.
Poi, spiccano altre opere, in larga parte edite da editori nazionali. Un lungo elenco che merita una citazione dettagliata: “Il Testimone” – Fossataro, 1966; “Stato di Polizia, Giustizia e Repressione” – Feltrinelli, 1970; “Un’Isola per militari” – Marsilio, 1972; “Il Diario dello Stregone” – Marsilio, 1973; “La Rivolta dei pescatori di Cabras” – Marsilio, 1973. E ancora: “Quali Banditi?” – Bertani, 1977; “La Maddalena, morte atomica nel Mediterraneo” – Bertani, 1978; “I galli non cantano più” – Bertani, 1978.
Nel 1984, per Alfa Editrice, è la volta di “Segni della cultura popolare”. A seguire: “Informazione antimilitarista” (antologia) Livorno 1984; “Un grande amore” (antologia) – La Spiga, 1984.
Nella sua fitta collaborazione con Alfa Editrice, nel 1989, esce “SU TEMPUS CHI PASSAT – Vol. I – S’annu de su messaju” e “SU TEMPUS CHI PASSAT – Vol. II – Sa mexina – Is ominis de mexina”. E ancora: “Educazione popolare come movimento di liberazione nazionale”, Alfa Editrice, 1993; “SU TEMPUS CHI PASSAT – Vol. III – Artis e fainas – Mestieri e attività”, Alfa Editrice, 1999; “SU TEMPUS CHI PAS-SAT – Vol. IV Contus e contixeddus” – Alfa Editrice, 2002.
Nel 2006, pochi anni prima della sua morte (Cagliari, 2009) viene ripubblicato il racconto “I quattro viandanti” in edizione strenna per il suo ottantesimo compleanno. Un omaggio all’opera e alla maestria di un autore che ancora oggi esprime per la Sardegna un originale approdo di riscatto e indipendenza.