Nella moltitudine di pagine che raccontano la vita e le opere di Leonardo Sole, il filo conduttore che le lega insieme è sicuramente la lingua, o più apertamente la parola, intesa nella sua accezione più ampia, riferita e riferibile ai diversi ambiti umanistici: dalla linguistica, alla semiotica, dal teatro allo studio del sassarese, dalla poesia alla drammaturgia.
Un intellettuale a tutto tondo, che da docente universitario non si è mai uniformato a pose strettamente accademiche. Il suo approccio all’insegnamento, infatti, si è sempre contraddistinto per la capacità di proporre una formazione singolare, fuori dalle righe, dove l’amo della realtà, l’osservazione delle piccole cose, sono stati sempre determinanti per aprire un confronto (uno spunto da una notizia, un articolo di giornale, un fatto di vita quotidiana).
Nato a Sassari nel 1934 Leonardo Sole è stato Professore di Linguistica generale presso la Facoltà di Magistero della sua città nativa, poi docente di Lettere Filosofia e infine di Lingue, sempre nell’ateneo sassarese.
I suoi studi e le sue ricerche rappresentano un riferimento cardinale nell’ambito dell’analisi linguistica e semiotica, con un accento particolare sulle matrici culturali e linguistiche della cultura sarda, ma anche sulle tradizioni e i miti quali forme di comunicazione teatrale.
Tra le sue passioni più importanti il giornalismo ha occupato certamente uno spazio centrale: per molti anni Sole è stato il critico teatrale del quotidiano “La Nuova Sardegna”, nonché membro nazionale dell’Associazione Critici Italiani, curando, sempre per il giornale sassarese, una rubrica di poesia sarda.
Nell’ambito del teatro, invece, il docente sassarese ha tenuto per lungo tempo seminari di semiotica teatrale, promuovendo l’inserimento del teatro e della poesia tra le attività universitarie.
La parola, per Sole, ha rappresentato nei suoi studi un corpo multi-semantico, un segno da studiare in ognuna delle sue sfumature, focalizzando l’attenzione in particolare sui problemi delle minoranze linguistiche, con diverse pubblicazioni sulla lingua sarda. Come linguista, fra i diversi esiti di ricerca, ha dato una risposta risolutiva all’annoso problema delle origini del sassarese, stabilendo la sua genesi a Porto Torres intorno al secolo XI.
Su questi temi Sole ha ricoperto diversi incarichi: è stato presidente del “Confemili” (Comitato nazionale federativo minoranze linguistiche d’Italia) e membro del “Bureau européen pour les langues moins repandues”, con sede a Dublino e Bruxelles. Ha condotto inoltre numerose ricerche interdisciplinari sul campo linguistico e musicale, soprattutto in Barbagia, collaborando con la Discoteca di Stato, con l’Istituto superiore regionale etnografico e con illustri studiosi. Da annotare, nel merito, la pubblicazione di tre dischi di musica sarda con gli autori Diego Carpitella e Pietro Sassu, un lavoro fondamentale per esplorare le radici musicali della cultura isolana.
Dalla musica al teatro, dal giornalismo alla drammaturgia: quello di Sole è stato un viaggio di esplorazione culturale senza confini. Specialista dell’analisi del testo, semiologo, il docente sassarese ha scritto molte opere in ambito teatrale che portano il suo nome: da “Pedru Zara”, portata in scena nel 1978 dalla Compagnia S’isciareu, per la regia di Tore Sfodello, a “Funtanaruja (da Fuenteovejuna di Lope de Vega), rappresentata nel 1979 con la regia di Marco Parodi. E poi “L’incendio nell’oliveto”, per la regia di Marco Gagliardo, messa in scena nel 1986 dalla Cooperativa Teatro di Sardegna.
Nelle sue opere teatrali Sole fa uso, in modo separato o plurilingue, dell’italiano, del sardo, del sassarese e dei sistemi segnici non verbali tipici della Sardegna, compresi quelli ‘naturali’.
Di particolare interesse inoltre sono i numerosi saggi dedicati al rapporto tra oralità e scrittura, con un’analisi dedicata ai modelli semiotici della cultura isolana, ai gerghi e ai poeti in lingua sarda. Da sottolineare, al riguardo, il lavoro di individuazione delle matrici semiotiche e antropologiche presenti nei maggiori scrittori sardi: da Grazia Deledda a Salvatore Satta, sino agli autori più recenti. In particolare, per quanto attiene la scrittrice Premio Nobel, Sole ha messo in luce un aspetto misconosciuto della sua scrittura, eppure fondamentale: e cioè l’utilizzo di modelli ritmici strettamente riferibili alla lingua sarda, una dinamica di scrittura declinata in sequenze di settenari-ottonari ed endecasillabi. Non solo. Dalle minuziose analisi testuali il docente sassarese ha rilevato anche l’utilizzo nella scrittrice di Canne al vento di un vero e proprio sistema dei colori, un codice talvolta sovrapponibile o alternativo alla parola.
In questo filone si inserisce anche l’altra grande passione di Leonardo Sole, la poesia. Alcuni suoi testi poetici sono stati pubblicati in numerose antologie e riviste, talune di queste anche di respiro internazionale. Oltre a “Tra le pieghe della luce”, Lisena Edizioni, sono state pubblicate altre due raccolte di poesie: “Katabasis”, Boetti & C., 1994 e “Licheni rossi”, Boetti & C., 1995.
Tra le opere principali vanno sicuramente annotati i seguenti titoli: “Lingua e cultura in Sardegna. La situazione sociolinguistica”, Unicopli, Milano 1988; “Sassari e la sua lingua”, Stamperia Artistica, Sassari 1999. E ancora: “Verso lo standard. Il problema della scrittura”, in Scrivere il sardo. “Problemi di grafia della lingua regionale”, Atti del convegno in onore di Michelangelo Pira (Quartu Sant’Elena, 24/25 ottobre 1998), Tema, Cagliari 1999; “Identità in progress. Linguaggio e realtà nella società complessa”, in Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Sassari, a cura di Giuseppe Contu, Sassari 2000; “Il sassarese. Come nasce, come si scrive”, Lisena editrice, Sassari 2003; “La forza delle radici nella scrittura bifronte di Antonio Simon Mossa”, in Antonio Simon Mossa, Dall’utopia al progetto, a cura di Federico Francioni e Giampiero Marras, Condaghes, Sassari 2004; “Il teatro della parola in Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu”, in Emilio Lussu trent’anni dopo, Alfa Editrice, Cagliari 2006.
Morto nel 2014, Leonardo Sole ci ha lasciato uno dei tentativi forse più riusciti di accostamento delle diverse varianti linguistiche, elaborando per certi aspetti una koiné interdialettale capace di avviare un vero e proprio processo di unificazione della lingua sarda.