Descrizione
Il sequestro del piccolo Luca Locci di appena 7 anni, prelevato dai banditi di fronte alla sua abitazione di Macomer, avvenne mentre giocava con i compagnetti. Era il 24 giugno 1978. Le strade deserte e l’assenza di traffico per l’evento sportivo tanto atteso, la partita di calcio Italia-Brasile, avevano portato la maggior parte dei cittadini a rintanarsi nelle case o nei pubblici locali per assistere a quell’avvenimento, favorendo in questo modo la fuga dei banditi.
L’allarme era scattato subito e anche le ricerche, così come la disperazione dei familiari. La prigionia durò 93 giorni, trascorsi quasi tutti legato e incappucciato. Il calvario del bambino si concluse il 25 settembre nelle campagne di Lula, dopo il pagamento di un riscatto di 300 milioni di lire. Il sequestro Locci fu il secondo rapimento che ebbe come vittima un bambino: poche settimane prima, infatti, nella zona di Portisco fu rapito l’undicenne Mauro Carassale, figlio di un noto commerciante di Olbia.
Con il rapimento dei piccoli Luca Locci e Mauro Carassale, qualcosa si era rotto: venne infranto il codice barbaricino che vietava, appunto, il rapimento di bambini. La drammatica storia di Luca Locci e il ruolo di certi personaggi è ricostruita nella sua interezza da Ettore Angioni nel libro “Il sequestro Locci”, 3° volume della collana “Il Romanzo della Superanonima Sequestri Sarda”.
Nato a Cagliari il 25 aprile 1941 e laureatosi nella stessa città il 27 giugno 1963, entra in Magistratura nel 1965, all’età di 24 anni, venendo all’inizio nominato Pretore di Isili (NU). Nel febbraio 1968 venne trasferito, sempre in veste di Pretore, alla Pretura Unificata di Cagliari e, quindi, nel settembre 1970, in qualità di Sostituto, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale della stessa città, ove prestò servizio per ben 16 anni, trattando costantemente processi estremamente impegnativi in materia di ordine pubblico, di traffico di sostanze stupefacenti, di moralità pubblica e buon costume e di delinquenza organizzata.Nel periodo a cavallo degli anni 1978-1982 rappresentò la pubblica accusa nel processo della c.d. “Anonima Sequestri Sarda”, il più delicato e complesso fra tutti quelli celebrati nelle aule giudiziarie dell’Isola, sol che si pensi che esso concerneva ben 13 sequestri di persona a scopo di estorsione, due omicidi ed una miriade di reati minori, addebitati ad oltre 90 imputati. La requisitoria orale – sicuramente la più lunga mai pronunciata in Sardegna – davanti alla prima Corte d’Assise di Cagliari si estese per un totale di circa 30 ore, distribuite nell’arco di dieci Udienze e si concluse con la richiesta di due ergastoli e 1.516 anni di carcere. Dopo un periodo di circa tre anni e mezzo trascorso in Corte d’Appello in veste di Consigliere, nel febbraio 1990 fece rientro nel settore requirente quale Sostituto presso la locale Procura Generale della Repubblica, sostenendo ancora la pubblica accusa in tutta una serie di processi che ebbero vasta eco nella pubblica opinione. Nel febbraio 1997 venne all’unanimità chiamato a ricoprire l’incarico direttivo di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari, contribuendo all’elaborazione del progetto per l’istituzione, nell’ambito degli Uffici Giudiziari Minorili, di un Ufficio per la mediazione penale e civile e provvedendo alla riorganizzazione interna del nuovo Ufficio, con la creazione in seno ad esso, sulla falsariga di quanto già sperimentato nelle più importanti Procure Minorili del Paese, di un Ufficio Interventi Civili, chiamato a far fronte, in sinergia coi Servizi Sociali del Ministero, della Provincia e del Comune, a tutte le competenze in sede civile attribuite al pubblico ministero. Con deliberazione, ancora una volta assunta all’unanimità, dal Consiglio Superiore della Magistratura, venne destinato a ricoprire l’incarico direttivo superiore di Procuratore Generale della Repubblica di Cagliari, assumendo possesso dell’incarico il 26 settembre 2006 e permanendovi per otto anni. Il 15 gennaio 2015, maturati cinquant’anni di servizio in magistratura, ha chiesto di essere collocato anticipatamente in pensione.
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