Descrizione
L’insegnamento della Lingua sarda nelle scuole di ogni ordine e grado non è più dilazionabile. È questo il messaggio fondamentale che con questo volume lancia Francesco Casula, confortato in questa sua tesi dai circa 40 anni di docenza nei Licei e negli Istituti superiori. In sintonia con pedagogisti, linguisti, glottologi, psicologi e persino psicoanalisti e psichiatri secondo cui la presenza della lingua materna -e della cultura locale- nel curriculum scolastico si configurano non come un fatto increscioso da correggere e controllare ma come elementi indispensabili di arricchimento, di addizione e non di sottrazione, che non “disturbano” anzi favoriscono lo sviluppo comunicativo degli studenti perché agiscono positivamente nelle psicodinamiche dello sviluppo.
In particolare la lingua materna (quella sarda per noi) serve: per personalizzare l’esperienza scolastica, umana e civile, attraverso il recupero delle proprie radici; per combattere l’insicurezza ambientale, ancorando i giovani a un humus di valori alti della civiltà sarda: la solidarietà e il comunitarismo in primis; per superare e liquidare l’idea del “sardo“ e di tutto ciò che è locale come limite, come colpa e come disvalore, di cui disfarsi e , addirittura, “vergognarsi“. La sollecitazione delle capacità linguistiche deve partire dall’individuazione del retroterra culturale del giovane, non per fissarlo e inchiodarlo a questo retroterra ma, al contrario, per arricchire il suo status e patrimonio linguistico che oggi risulta essere povero, banale, improprio, “gergale“.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.