Sono molteplici le vocazioni di studio che animano l’arco biografico di Fernando Pilia. Una pluralità di interessi e di impegni culturali che raccontano uno degli intellettuali più preparati e appassionati del panorama identitario sardo. Mai distante dall’autenticità della terra, o dal sentimento delle persone, Pilia è stato un attento interprete dell’anima delle culture locali. Per molti aspetti, la sua opera è stata caratterizzata proprio dall’humus delle comunità, studiate da vicino, decifrate dal punto vista etnografico e spiegate nei saperi tramandati. Un lavoro scrupoloso, fatto di ricomposizioni, di intuizioni, di accostamenti, ma soprattutto di grande conoscenza dei luoghi e delle tradizioni.
Nato ad Esterzili nel 1927, Pilia è stato per quasi mezzo secolo uno degli animatori culturali più attivi della Sardegna del secondo Novecento: dall’insegnamento all’archeologia, dall’artigianato alle tradizioni popolari, dalla politica alla letteratura. In lui si è alternata una continua propensione alla conoscenza, mettendo sempre al centro la storia come filo interpretativo dell’identità dei sardi.
Laureato in Lettere classiche nel 1951, ha discusso la sua tesi con il professor Giovanni Lilliu, uno studio sul patrimonio archeologico preistorico del suo paese natale, Esterzili. Terminato il percorso universitario ha iniziato così ad insegnare come docente di materie letterarie e, parallelamente, come assistente incaricato per due cattedre della facoltà di Lettere dell’Università di Cagliari, quella di Paletnologia e quella di Antichità sarde. Un’immersione nell’accademia che lo ha avvicinato ai grandi nomi della cultura sarda: l’esordio è stato infatti con il suo relatore di tesi, il professor Lilliu, che lo scelse come suo assistente fin dalla prima campagna di scavi culminata con la scoperta di Su nuraxi, a Barumini. Pilia è entrato così a far parte di una delle imprese di recupero archeologico fra le più rilevanti nella storia mediterranea, un’esperienza di vita che ha segnato profondamente la sua formazione culturale.
Negli anni si specializza nello studio dell’arte popolare sarda, con connessioni etnografiche che vanno dalla cucina all’artigianato, diventando ben presto un riferimento a livello regionale. E non a caso è stato consigliere di amministrazione dell’ISOLA, l’ente regionale che si occupava della tutela e della diffusione del patrimonio artistico sardo. Inoltre, tra i tanti progetti portanti avanti in ambito storico-artistico va ricordata anche la direzione dei lavori nel museo di Grazia Deledda a Nuoro.
Ma l’impegno di Pilia è stato anche sul piano politico, come sindaco della sua nativa Esterzili: un’esperienza che lo ha avvicinato alla sua gente, mostrando il suo carattere generoso e capace di forte empatia.
Storico, scrittore, profondo conoscitore della cultura e della lingua sarda, Pilia è stato anche giornalista pubblicista, con diverse collaborazioni in quotidiani e riviste, in modo particolare per L’Unione Sarda. Ma non solo. La sua passione per la scrittura lo ha portato ad essere anche autore e regista di vari programmi radiofonici e televisivi, in particolare per la Rai. Negli anni poi ha ottenuto diversi riconoscimenti, firmando oltre trenta pubblicazioni a carattere storico, letterario ed etnografico. In più, è stato anche promotore della crescita del premio letterario “Città di Ozieri”, il più antico fra i concorsi di poesia, che lo ha visto per alcuni decenni come autorevole esponente della giuria.
Tra le molteplici pubblicazioni si ricordano soprattutto la monografia “Esterzili. Un paese e la sua memoria”, del 1986; “Sardegna, il lavoro artigiano” sempre del ’66; “Tradizioni popolari della provincia di Cagliari”, del 1986 e “Cagliari e il suo volto”, tre volumi dedicati alla città antica e moderna, con testi e fotografie a corredo.
Morto nel 2003, Pilia oggi rappresenta nel grande mosaico dell’identità sarda il custode della cultura etnografica dei territori, colui che, oltrepassando la linea dell’accademia, ha raccontato il tessuto più vivo delle comunità e la loro memoria.