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Columbu Battista

La terra. La politica. Il sardismo. In questo triplice anello esistenziale si declinano molti passaggi della vita di Battista Columbu, un nome tra i più rilevanti nell’antologia identitaria sarda, ma anche una personalità tra le più eclettiche. Le partiture delle sue esperienze si muovono infatti su più ambiti: educatore impegnato contro l’analfabetismo del dopoguerra, esponente politico nelle fila del Partito Sardo d’Azione, amministratore locale, parlamentare tra gli anni Ottanta e Novanta. Non ultimo, eccellente produttore di Malvasia, da lui considerata come una delle risorse più preziose per lo sviluppo della sua amata Planargia.

Nato ad Olzai nel 1920, Columbu frequenta le scuole dell’obbligo in Barbagia, per poi spostarsi a Cagliari, dove porta avanti gli studi liceali. Negli anni della Seconda guerra mondiale, tra il 40’ e il 45’, entra nel pieno della vita militare. Poco dopo, conseguito il diploma Magistrale, ottiene il posto di ruolo nella scuola elementare di Lodine, per poi trasferirsi successivamente in altri paesi dell’entroterra. 

La sua formazione politica inizia però fin da giovanissimo, proprio ad Olzai, nel suo vicinato, dove a pochi passi dalla sua casa abitava l’onorevole Francesco Dore, con cui la famiglia di Columbu era in confidenza, e altrettanto con la famiglia dell’illustre pittore Carmelo Floris, uno dei fondatori del Partito Sardo d’Azione insieme a Lussu, Bellieni, Mastino, Oggiano e Giacobbe.

Nel 1957, già avviata la sua attività nell’insegnamento, si trasferisce a Bosa inserendosi perfettamente nell’ambiente sociale della comunità. La città del Temo viene eletta a sua seconda patria: Columbu ne studia la realtà socioeconomica e culturale, si interessa del problema linguistico, dell’educazione degli adulti, si sposa e crea famiglia.

Ma soprattutto, a Bosa, l’educatore di Olzai diventa dirigente del Centro di Cultura Popolare, l’U.N.L.A. (Unione Nazionale Lotta Contro l’Analfabetismo), concentrando la sua vocazione didattica verso l’educazione degli adulti, in modo da arginare l’atavica piaga dell’analfabetismo dilagante nelle classi popolari.  Questo significava creare degli appositi percorsi di studio che consentissero a larghe fette di popolazione di completare le scuole elementari o le medie inferiori.

I Centri di Cultura Popolare e Centri UNLA erano diffusi in diverse parti della Sardegna e facevano capo al maestro Francesco Salis, nativo di Santu Lussurgiu, nonché il presidente-coordinatore di queste realtà pedagogiche. 

Columbu, che dirigeva la cellula educativa di Bosa, ebbe a distinguersi soprattutto per la sua creatività, dando vita ad una serie di iniziative rivolte alla popolazione tramite questionari, progetti didattici, corsi pratici per i lavoratori, corsi di recupero per giovani e adulti, cineforum, l’apertura di una biblioteca, dibattiti sulle tematiche di attualità, seminari sulle questione dell’identità, sulla lingua e la cultura sarda, il tutto con il coinvolgimento di esperti provenienti anche dalle università di Cagliari e di Sassari. 

Il Centro di cultura rappresentava, dunque, uno strumento di emancipazione sociale, una dimostrazione che con lo studio si poteva cresce, diventare liberi, risvegliando quella coscienza collettiva che solo il sapere fa emergere. Tutti valori, questi, che Battista Columbu, noto a Bosa come Tziu Battista, promuoveva ininterrottamente in nome di una vera uguaglianza sociale.

Tuttavia, accanto a questo grande piano di rinascita culturale, l’educatore di Olzai proseguiva anche nel suo impegno politico. Militante del Partito Sardo d’Azione, autore di numerosi articoli nel quotidiano sardista “Il Solco”, Columbu contribuisce attivamente alla ricostituzione del partito nel secondo dopoguerra, dopo la caduta del fascismo, partecipando a tutti i Congressi e sostenendo con entusiasmo i principali eventi, fra i quali spicca soprattutto l’appoggio alla “Marcia a piedi” del sindaco di Ollolai Michele Columbu. 

Il coraggio, la determinazione, la capacità organizzativa, sono tutte doti che contraddistinguono l’identità politica dell’educatore di Olzai. Accanto a lui si distinguono personaggi diventati poi mitici come Antonio Simon Mossa, figure che alla fine degli anni Sessanta si muovevano soprattutto tra Bosa, San Leonardo, Santu Lussurgiu, Ollolai, Lula, portando avanti temi nuovi, fortemente identitari, che vertevano sulla sovranità del popolo sardo, sull’Europa dei popoli senza Stato, sulle lingue tagliate europee, sulla Sardegna indipendente, sul federalismo. Una politica fatta di visioni e di sguardi lungimiranti. 

Su questa scia Battista Columbu porta avanti il suo impegno nel partito, diventando parlamentare nel 1984 (ovvero dal momento in cui sostituisce Mario Melis, dimessosi da deputato per candidarsi come Presidente della Giunta Regionale della Sardegna), fino al 1992. Un percorso intenso, che rispecchia gli anni di largo consenso ottenuto dal Partito Sardo d’Azione nei territori, con risultati elettorali che interessavano non solo la Regione, ma anche i Comuni, le Province e persino la rappresentanza europea. 

Le note battaglie identitarie condotte da Columbu negli anni, diventano in Parlamento delle istanze politiche a risonanza nazionale: grazie al suo impegno vengono anticipate e messe in piedi le basi per la futura scrittura della nota legge 482, sulle minoranze linguistiche. Ma vanno ricordate anche le prese di posizione sulla questione nazionale sarda e sulla vertenza Stato-Regione. Un agire politico sempre in prima linea, che tuttavia non lo allontana mai dalle sue radici, specie da quelle bosane, dove Columbu ritorna spesso per curare la sua vecchia passione produttiva, la vigna, un lato che lo animerà fino alla sua morte, nel 2012, con una brillante specializzazione nella produzione vinicola della Malvasia, nei vigenti di Magomadas.  

I risultati di questo percorso sono eccezionali: il riconoscimento del marchio DOC, la nascita della cooperativa vinicola di Bosa e una successione di premi, pubblicazioni, visite in cantina di poeti e scrittori (Mario Soldati parlerà della Malvasia nella sua opera Vino al Vino), persino documentari (dapprima il regista danese Rasmusse, poi il bel lungometraggio ‘Mondovino’, del regista Jonatan Nossiter, che ha avuto una segnalazione al festival cinematografico di Cannes).

La Malvasia diventa così un vessillo culturale, oltreché un’eccellenza enologica. E, grazie a Columbu, alla sua dialettica accogliente, al suo spirito generoso, all’amore per la terra, Bosa diventa una meta capace di unire la bellezza del suo paesaggio con l’unicità della sua identità vinicola. 

“Uomo di cultura e amante della terra”, sono queste le parole che forse descrivono al meglio la personalità dell’educatore olzaese, una definizione da ascrivere allo storico Francesco Casula, che esprime così l’integrità umana e culturale di Battista Columbu, il suo lavoro ininterrotto per l’unità politica della grande famiglia sardista e la valorizzazione su più fronti – scuola, istituzioni, terra – delle radici etniche e linguistiche della Sardegna. Questo, il grande esempio che ci resta.

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